Lavoro: coltivare brand anche per se stessi, non solo aziende

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FIRENZE - Considerare se stessi, al pari di un'azienda, come un 'brand' personale, imparando a costruirsi una reputazione forte. E mantenerla, specialmente online, per rafforzare la propria vita lavorativa o sociale. Questo l'obiettivo di un seminario che si è tenuto oggi a Firenze, nella sede del Consiglio della Toscana, su iniziativa della commissione regionale pari opportunità.

'Selfbrand, come fare di se stessi un autentico brand - Come, quando e perché costruirsi una brand reputation efficace' il titolo dell'incontro il cui intento, ha spiegato la presidente della commissione Rosanna Pugnalini, è "intervenire attivamente per aiutare, soprattutto le donne, a superare le difficoltà che si sono moltiplicate in una fase di crisi economica e sociale come quella attuale. E lo facciamo attraverso iniziative di sostegno concrete. Per questo abbiamo messo a disposizione di tutti gli interessati questo momento di riflessione sul 'self brand', ovvero sull'investire su se stessi. Ricorrendo all'aiuto di esperti, vogliamo approfondire come si fa a costruirsi un'immagine utile nel mondo professionale e come difenderla".

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Tra gli intervenuti al seminario Donatella Rampado, autrice di vari libri tra i quali 'Selfbrand l'Evoluzione'; Gloria Bacchetta, ad di SalesPeople, società di head hunting, specializzata nel reclutamento di direttori Sales & Marketing, manager e professionisti, l'avvocato Michele Pansini, Stefania Salardi, giornalista, speaker di Radio Deejay, e ufficio stampa presso Press&Personal communication ed Emanuela Lodolo, della web agency Artémida. "Un brand non è un marchio o un logo ma quello che viene percepito dalle persone - ha spiegato Rampado che dal 2008, prima in Italia, ha iniziato a parlare e ad occuparsi di brand riferito alla persona -. Il mio ultimo libro è pensato per le start up, per gli uomini e le donne che aprono una nuova attività e per quelle che devono reinserirsi nel mondo del lavoro. Ma non solo: curare la propria immagine e reputazione serve moltissimo anche a coloro che hanno una professione stabile perché il mondo cambia rapidamente. Lo stesso vale per i potenti, i cosiddetti inattaccabili, che invece possono essere attaccati molto facilmente e cadere in un attimo, soprattutto con l'avvento dei social media". Fondamentale, oggi, un buon posizionamento sul web, come ha sottolineato Lodolo: "Come prepariamo con cura ogni dettaglio prima di un incontro importante - ha sottolineato -, così dobbiamo curare la nostra immagine online, essere coerenti e credibili. Una buona reputazione digitale ha un valore aggiunto. E ricordarsi che se le chiacchiere dopo un po' si dimenticano, su internet tutto rimane. Un passo falso si paga". E come difendersi quando si viene attaccati? "Ci sono due diritti che possono essere tutelati: diritto a integrità morale e diritto a integrità personale, sia in ambito civile che penale - ha spiegato Pansini -. Un tempo la diffamazione aggravata per eccellenza era quella a mezzo stampa, oggi la giurisprudenza sta iniziando a trattare la diffamazione a mezzo social". Salardi ha spiegato quanto sia importante, anche se non si è un personaggio pubblico, il sapersi relazionare con i media istituzionali: "Tutti, oggi, possono essere messi in condizione di tenere al meglio un intervista, o di fare un comunicato stampa efficace". Delle strategie adottare per farsi scegliere dagli head hunters ha parlato Bacchetta: "Le strategie migliori sono l'onestà e la trasparenza - ha osservato -. Qualità di cui più nessuno parla, ma è così. L'obiettivo non è farsi scegliere, ma farsi scegliere da quell'azienda specifica, e proporsi in maniera chiara aiuta molto. Bisogna avere presente che noi non facciamo selezione, ma 'matching', ovvero accoppiamo candidati e aziende con le caratteristiche che meglio si sposano tra loro".

Fonte: Ansa.it Toscana